mercoledì 29 aprile 2020

STEP #12: Dal pensiero medioevale al pensiero moderno

Per analizzare a fondo il significato del termine "Acqua" non è sufficiente pensare all'utilizzo pratico di questo elemento nella vita quotidiana. È anche necessario approfondire le sue declinazioni simboliche.  In particolare, a livello iconografico l'Acqua ha da sempre rivestito un ruolo primario della liturgia cristiana, soprattutto come simbolo di purificazione, di catarsi spirituale.

"Di lui è il mare ed egli lo ha creato e le sue mani hanno fissato la terra. Ma coloro, i quali ammettono che col termine di acque poste sopra i cieli si devono intendere gli angeli, sono indotti a questa teoria dalla legge dei pesi degli elementi e non riescono a capacitarsi che sia stato possibile collocare la natura fluida e pesante delle acque nelle parti più alte del mondo"


La Città di Dio, Sant'Agostino, 426 d.C.
In tale contesto viene dunque spontaneo analizzare il termine protagonista del blog nella Filosofia Medioevale, il primo grande ripensamento della filosofia classica greca e latina, in seguito alla nascita del Cristianesimo. Esponente più noto di questa stagione filosofico-teologica è senza dubbio Sant'Agostino d'Ippona, padre della Chiesa e vescovo neoplatonico che fu in grado di coniugare perfettamente la filosofia greca con la fede cristiana. Nella "De civitate dei" o meglio conosciuta come la "Città di Dio" leggiamo quella che è la considerazione di Sant'Agostino sull'Acqua. Egli si scaglia contro coloro che negano la genealogia di questo composto da parte di Dio. Questi, basandosi sulla densità dei corpi, non comprendono come l'Acqua pesante possa occupare le parti più alte dei cieli. La posizione sopraelevata dell'Acqua nel cielo ci fa tuttavia comprendere l'importanza che essa riveste nella vita di ogni essere umano.



L'Acqua nell'età moderna 
Il Bonheur lacustre e il Malheur oceanico


Il concetto di Acqua nella Filosofia Moderna è approfondito in maniera significativa dal filosofo, scrittore e musicista svizzero Jean Jacques Rousseau. L'opera del filosofo calvinista è infatti attraversata da un'evidente predilezione per l'elemento acquatico, ravvisabile già nel XII libro de "Le confessioni". In tale contesto l'Acqua viene descritta come elemento affascinante che non si può definire.
«Ho sempre amato l’acqua con passione, e mi basta vederla per immergermi in una fantasticheria deliziosa» 
Jean-Jacques Rousseau (Ginevra, 1712 - Ermenonville, 1778)
Senza analizzare la frase da un punto di vista psicologico, è facile comprendere l'effetto e la forte evidenza simbolica che particolari paesaggi possono assumere. Un paesaggio può alimentare un sentimento nostalgico, produrre forti emozioni dell'animo del singolo individuo. Tuttavia, come afferma Rosseau nulla è paragonabile al distendersi su una barca, al lasciarsi cullare dalle onde di un fiume e al rivolgere gli occhi al cielo e alla trasparente e limpida distesa d'acqua che ci circondano.  
Una preferenza tale da non potere semplicemente derivare dalle vicissitudini personali di Rousseau. 

Già nel 1747, ben trentacinque anni prima dalla pubblicazione delle Confessioni, il filosofo svizzero aveva iniziato la sua analisi sull'Acqua. All'interno de "Les Institutions chimiques" , un monumentale scritto giovanile molto trascurato dalla critica, egli aveva messo in luce la natura bivalente di tale composto chimico. 
Una sostanza difficile da indagare, la più importante per la sopravvivenza delle "vere macchine idrauliche", ossia gli uomini, caratterizzata dalla trasparenza

Ma per quale motivazione Jean-Jacques Rousseau mette l'accento su tale caratteristica?
Si tratta di una peculiarità in cui convergono e si armonizzano le istanze scientifiche ed etiche: la trasparenza è infatti causata dalla fluidità di tutti quegli elementi contraddisti da un'unione immediata. Da queste poche considerazioni si comprende dunque il ruolo da protagonista dell'elemento acquatico nella vita rousseauiana, ma non solo. La vista del paesaggio ginevrino , i suoi laghi in cui rifugiarsi dall'odissea quotidiana sono solo alcune scene che permettono all'uomo di trovare un porto sicuro dalle tempeste che ogni giorno si ritrova ad affrontare.  

Prometeo, il primo ingegnere filosofo

È straordinario pensare come la questione della tecnica, un tema che ci appare particolarmente moderno, fosse già discusso ai tempi dell'Antica Grecia. Ebbene si: se leggiamo qualche pagina del Protagora di Platone, ci rendiamo immediatamente conto di come la perizia tecnica fosse già argomento di dialogo filosofico nel IV secolo a.C. 

Prometeo sottrae il fuoco e la perizia tecnica per donarli al genere umano

All'interno del dialogo platonico, in cui si critica il processo educativo caratteristico dei sofisti, si pone l'accento su quello che è il mito greco di Prometeo ed Epimeteo, figli del titano Giapeto, incaricati da Zeus di distribuire equamente le qualità degli dei tra le razze animali destinate a venire al mondo. Epimeteo pregò il fratello Prometeo di lasciargli svolgere questo compito autonamamente. "Dopo che avrò distribuito, disse, tu verrai a controllare". Egli distribuì le varie doti naturali a ogni razza animale al fine di evitare la loro estinzione. A coloro che risultavano essere più deboli conferì velocità per fuggire da coloro che invece erano stati dotati di forza, a coloro che erano facili prede donò immensa prolificità e distribuì ad ognuno strumenti per difendersi dalle intemperie stagionali.

Ma Epimeteo, dotato di scarsa lungimiranza, aveva consumato tutte le possibilità in favore degli animali privi di intelletto. L'uomo era rimasto nudo e inerme, senza armi per difendersi e dunque sopravvivere. Sopraggiunse così Prometeo che, resosi conto della problematica, rubò il fuoco e la perizia tecnica ad Efesto e ad Atena per donarli all'uomo. Quest'ultimo avrebbe così avuto la possibilità di sopravvivere e riprodursi. Gli uomini vennero poi dotati di Aidos (Αἰδώς) e Dike (Δίκη).


Un mito particolarmente attuale

 

Il mito di Prometeo ed Epimeteo racchiude in sè innumerevoli significati di fondamentale rilevanza nella vita odierna. Epimeteo (dal greco Ἐπιμηθεύς, ossia "colui che riflette in ritardo") diviene il simbolo dell'uomo privo di lungimiranza, colui che agisce senza riflettere e si trova poi ad affrontare difficoltà non irrilevanti. Prometeo (dal greco Προμηθεύς, cioè "colui che riflette prima") è invece il simbolo del progresso e della potenza del sapere. Come suggerisce il titolo di questo post egli può essere inteso come il primo ingegnere filosofo, colui che si interroga continuamente e che porta avanti quella che è la ricerca filosofica.

Tuttavia ciò che ci porta a riflettere è quel ribaltamento che si è verificato nella condizione umana. L'uomo è stato dotato di "arti tecniche" per sopravvivere, ma oggi sembra che sia la tecnica ad essere padrona dell'uomo. Egli è divenuto un semplice meccanismo di quel apparato tecno-scientifico che si trova costantemente costretto ad alimentare poter vivere.


Sitografia:


Una riflessione sullo statuto della Tecnica

Negli ultimi trent'anni il mondo ha subito un cambiamento radicale e sconvolgente. Dal 1989, anno in cui un giovane di nome di Tim-Berners Lee portò alla nascita del World Wide Web, il mondo è stato soggetto ad una crescita esponenziale. Un progresso incontrollato in cui la tecnologia è entrata a far parte delle nostre vite, senza che molti di noi se ne rendessero conto. Ma la riflessione di oggi non mira ad essere un breve excursus sulla storia della Tecnologia, quanto una disquisizione sullo statuto della Tecnica nel mondo contemporaneo. 

Rapporto uomo - macchina: un rapporto di parità


Oggi siamo forse giunti ad un punto di non ritorno, in cui la tecnica da "mezzo" che era è divenuta "fine". Se un tempo gli uomini si interrogavano su cosa si potesse fare con la tecnica, oggi la domanda che ci possiamo porre è: "Che cosa la tecnica può fare di noi?". Un interrogativo che incute timore in quanto fa presagire un inevitabile dominio della tecnica sull'essere umano. Molti riflettono giustamente sul processo di continua robotizzazione e digitalizzazione che potrebbe comportare una concezione differente di lavoro e che dunque potrebbe sostituire gli umani all'interno dei loro uffici. Da una parte dunque si hanno coloro che vedono nella tecnica un elemento che potrà soppiantare l'uomo, dall'altre parte invece coloro che considerano attuale un perfetto connubio tra uomo e tecnica. Ciò a cui bisogna prestare attenzione può essere riassunto una breve affermazione: noi umani non dobbiamo divenire strumenti e meccanismi a disposizione della Tecnica, ma dobbiamo instaurare con essa un rapporto di perfetta parità. Non dobbiamo in alcun modo divenire schiavi della Tecnica.


    
Umberto Galimberti (Monza, 2 Maggio 1942)
Di interesse rilevante diviene in tale ambito "Psiche e techne, L'uomo nell'età della tecnica",  opera di Umberto Galimberti. Il filosofo e sociologo lombardo pone l'accento in maniera piuttosto netta su quello che il rapporto tra uomo e tecnica. Già secondo la tradizione greca (si pensi al mito di Prometeo ed Epimeteo), l'uomo, privo di istinti, è stato dotato di perizia tecnica per adattarsi al mondo. Ma se prima la tecnica era modesta e l'uomo aveva la possibilità di ritenerla al suo servizio, oggi la tecnica è divenuta l'ambiente in cui viviamo. Siamo noi uomini ad essere soli e semplici funzionari dell'apparato tecnico. Svolgiamo algoritmi in maniera razionale, eliminando completamente la nostra natura passionale. Si è ormai giunti ad una disumanizzazione, in cui la tecnica è divenuta il fine ultimo da raggiungere, il fine della nostra esistenza.


La tecnica è passata dall'essere mezzo di produzione all'essere il fine del processo produttivo. Un discorso che può sembrare estremo, ma che mette in luce la verità, la condizione in cui viviamo. Se ci rassegniamo alla tecnica, finiremo per essere tiraneggiati da essa più di quanto lo siamo ora.

sabato 25 aprile 2020

Ceri Richards: un omaggio a Claude Debussy

Sono di seguito riportate alcune opere di Ceri Richards, pittore e tipografo gallese che si occupò tra il 1957 e il 1962 della rappresentazione in serie della Cathédrale Engloutie, in tributo a Claude Debussy.

La Cathédrale Engloutie, Ceri Richards, 1959, Litografia su carta, 77 x 51 cm


La Cathédrale Engloutie, Ceri Richards, 1960, olio su tela, 61 x 30.5 cm


La Cathédrale Engloutie, Ceri Richards, 1960, olio su tela, 25.5 x 35.5 cm.
 

La Cathédrale Engloutie (Arabesque 3), Ceri Richards, 1961, olio su tela, 152 x 152 cm.


Claude Debussy, il musicista delle Acque



Claude Debussy - La Cathédrale Engloutie 

Prèludes No.10, I Libro

 

La portata rivoluzionaria della musica di Claude Debussy tende a non essere riconosciuta pienamente dal pubblico medio. Si è soliti considerare il compositore francese come il padre dell'Impressionismo musicale, quella corrente di musica colta che prese piede in Europa nei primi anni del XX secolo. Al pari della corrente pittorica in cui i contorni del disegno appaiono poco definiti, ugualmente nella musica i contorni musicali appaiono sfuggenti ed evanescenti.  L'obiettivo dei musicisti è raffigurare la Natura, al fine di trasmettere le sensazioni che egli provano di fronte ad uno spettacolo naturale. Nonostante le evidenti analogie con tale corrente, Claude Debussy non si riconobbe mai del tutto in questa cerchia di musicisti. 
Egli rifiutò con fermezza questa etichetta, tanto da affermare in una lettera datata 1908:
"Io tento di fare altro, un certo modo di intendere la realtà, cosa che gli imbecilli definiscono impressionismo"
Claude-Achille Debussy (Saint-Germain-en-Laye, 1862 - Parigi, 1918)

Debussy, l'Acqua e il Silenzio

 

"La Cathédrale Engloutie", decimo preludio della prima delle due raccolte del pianista francese, è forse  uno dei componenti più noti, in cui silenzio e armonia del suono sono perfettamente fusi. Una cattedrale che emerge dalle acque trasparenti dell'alba per poi essere nuovamente inghiottita al tramonto. La scena riprende perfettamente la leggenda bretone dell'isola di Ys, una città costruita e poi sommersa delle acque dell'oceano. 

Il preludio evoca un ambiente quasi surreale. Il ritmo lento della prima parte crea un'atmosfera misteriosa e indefinita. È come se l'uomo vagasse nella nebbia. Improvvisamente avverte un'imponente presenza davanti a sè, l'oceano si agita e le campane cominciano a suonare. Il ritmo si fa meno lento e le noti gravi del pianoforte vengono disturbate dai rintocchi malinconici della Cattedrale. Ma poi le acque cominciano a placarsi e si vede il campanile affondare nuovamente. È come se si sentissero ancora i rintocchi delle campane sotto la superficie dell'acqua, ma la cattedrale è ormai sommersa. 

venerdì 24 aprile 2020

STEP #11: L'Acqua nella pandemia







Continua la nostra indagine sul ruolo dell'Acqua nella realtà odierna. Se ne "L'Acqua ai tempi del Coronavirus" si è posto l'accento sulla fondamentale funzione dell'Acqua del rubinetto nella pandemia e si è fatto un breve cenno ad alcune soluzioni alcoliche utili a prevenire il contagio, oggi si tenta di sottolineare ulteriormente l'importanza di tale composto chimico nella lotta al virus. 
Una rilevanza legata sia al suo utilizzo per eliminare gli agenti patogeni dalle superfici sia al contributo che essa può fornire per mappare la circolazione del Covid-19.


Parigi: la chiusura della Tour Eiffel a causa del Covid-19

Alcuni giorni fa sono state ritrovate tracce di Coronavirus nell'acqua non potabile della capitale francese. Malgrado gli esperti abbiano tempestivamente provveduto a rassicurare la popolazione, questo avvenimento è bastato per allarmare l'intera comunità parigina e non solo. A tutto ciò si è poi sommata la rapida diffusione di fake news nel mondo del web, a cui le persone oggi risultano essere particolarmente vulnerabili.

In un periodo in cui si è costantemente bombardati di informazioni sarebbe necessario essere in grado di distinguere quelle che sono notizie accertate provenienti da fonti autorevoli da quelle che sono invece notizie divulgate da individui che trascorrono il loro tempo a scrivere articoli con il solo fine di diffondere il panico nella popolazione. Gli studi scientifici ci attestano infatti che il Covid-19, virus respiratorio, è particolarmente sensibile ai disinfettanti e agli agenti ossidanti a base di cloro. I processi di depurazione pregiudicano dunque la sua vitalità e la sua successiva tramissione.

Anzi è proprio dall'acqua non potabile, in questi giorni oggetto di discussione, che arriva una notizia rassicurante. Lo studio delle acque reflue consentirebbe di tracciare in tempo reale su scala globale e locale quella che è la diffusione del virus. Un metodo semplice ed economico che sarebbe in grado di rilevare minime tracce di virus Sars-Cov-2 nelle acque fognarie.


Il gruppo Hera al fianco dell' ISS per combattere il Covid-19

Il ritrovamento di tali tracce nell'acqua non deve dunque essere interpretato come una fonte di preoccupazione da parte dei cittadini. Come già affermato in precedenza, la scoperta ha rigurdato solo esclusivamente le acque di scarico e le acque non potabili e in nessun modo le acque che scorrono nelle tubature delle nostre abitazioni.
L'epidemiologia dei sistemi fognari sarà anzi una modalità efficace per combattere la pandemia. Sono di seguito riportate le parole di Luca Lucentini, direttore del Reparto di Qualità dell'Acqua e Salute dell'Istituto Superiore di Sanità.


Istituto Superiore di Sanità

“Il ritrovamento non ha nessun rischio. Il risultato rafforza le prospettive di usare il controllo delle acque in fognatura dei centri urbani come strumento non invasivo per rilevare precocemente la presenza di infezioni nella popolazione. Nella fase 2 la sorveglianza potrà essere utilizzata per monitorare in modo indiretto la circolazione del virus"

mercoledì 22 aprile 2020

L'Acqua nella cultura popolare

Tante le metafore e numerose le perle di saggezza popolare sull'utilizzo e sulle proprietà dell'Acqua. Quanti di noi non hanno mai sentito dire "Perdersi in un bicchere d'acqua" oppure "Acqua in bocca"? Pochissimi, o forse nessuno. Queste sono solo due delle più conosciute espressioni idiomatiche italiane che hanno come protagonista l'Acqua. 

Ma tali espressioni come si sono originate? La risposta più adeguata sarebbe: "Un po' per caso". Ebbene sì, queste brevi frasi dalla natura lapidaria e sentenziosa si sarebbero originate spontaneamente nella cultura popolare. In base alle situazioni presentatesi, i nostri antenati erano soliti utilizzare semplici affermazioni che sarebbero poi divenute modi di dire per le future generazioni. 
Fatta questa premessa, è giunto ora il momento di fare una ricerca fra quelli che sono i pù e i meno noti proverbi che hanno come protagonista l'Acqua. 
  • Tirare l'Acqua al proprio mulino: argomentare un discorso o una tesi al fine di fare i propri interessi. In maniera più o meno diretta si tenta dunque di raggiungere un tornaconto personale. Come suggerito dal Dizionario dei Modi di Dire, tale idioma riprende il desiderio dei mugnai di assicurarsi la maggiore quantità d'acqua al proprio mulino, a danno dei mulini circostanti.
Tipico Mulino ad Acqua
  • Sentirsi come un pesce fuor d'Acqua: espressione che si utilizza per indicare un individuo che, trovandosi al di fuori del suo ambiente naturale, prova disagio e imbarazzo. Come affermato da unlearningitalian.org, ci si sente come un pesce al di fuori dell'acqua. L'uomo, esattamente come l'essere acquatico, si trova in un contesto differente da quello a cui è abituato.
E se ci sentissimo come un pesce fuori dall'Acqua?
  • A goccia a goccia si scava la pietra: gli ostacoli e le imprese più difficili vengono superate a piccoli passi. Step by step è possibile affrontare anche le difficoltà che appaiono insormontabili. "Gutta Cavat Lapidem".
Pietra erosa dall'Acqua
  • Acqua cheta rompe i ponti: come suggerito da Dettieproverbi.it, mai fidarsi delle persone che sembrano molto tranquille. Sono proprio queste a rilevarsi più pericolose delle altre. Il detto si riferisce all'azione lenta ma continuativa di un corso d'acqua, capace con il passare degli anni di distruggere un ponte.
Crollo del ponte Piacenza - San Rocco al Porto, 30 Aprile 2009
  • Fare un buco nell'Acqua: espressione colloquiale utilizzata per indicare un fallimento o un tentativo inutile. Come ci spiega Libreriamo il modo di dire deriva dal fatto che è impossibile fare un buco nell'acqua, viste le proprietà del liquido. 
È possibile fare un buco nell'Acqua?

Sitografia:

 Immagini tratte da:

venerdì 17 aprile 2020

STEP #10: L'Acqua nella settima parte



Il tuffo in un fiume e l'immagine di una sposa sott'acqua: la rappresentazione della passione per il cinema. Una scena che molti di noi italiani ricordiamo per essere stata l'emblema di "Fuori Orario", lo storico programma televisivo di Rai 3. 

La sequenza cinematografica appartiene a "L'Atalante" di Jean Vigo, uno dei massimi maestri del cinema francese. Una storia d'amore contrassegnata dalla serenità, ma anche dalla noia della routine quotidiana, passata su una chiatta.

Juliette, colta dal disagio su quell'angusto spazio galleggiante, fugge e Jean, disperato, decide di gettarsi nel canale. Egli ricorda le parole dell'amata, secondo cui solo nelle acque limpide è possibile ritrovare il volto della persona amata. E il miracolo avviene. Nell'acqua, madre degli uomini, colei che unisce e sorregge, appare la figura di Juliette.

La figura di Juliette vestita da sposa che appare sott'acqua

mercoledì 15 aprile 2020

L'acqua ai tempi del coronavirus

L'Acqua, un valido alleato per combattere la pandemia 


Scaffali vuoti, lunghe file davanti alle entrate dei supermercati a causa della paura di rimanere con il frigorifero vuoto durante queste settimane di quarantena. Un timore che ha spinto gli italiani ad una "caccia alla scorta" che ha visto come protagonisti alimenti quali pasta, farina, lievito, legumi in scatola e in generale prodotti a lunga conservazione. E a questi alimenti non poteva non aggingersi l'acqua. I carrelli sono stati riempiti di pesanti casse d'acqua minerale, soprattutto nel momento in cui sono cominciate a circolare false notizie sulla pericolosità dell'acqua del rubinetto.

Come affermato dall'ISS, Istituto Superiore di Sanità, non esiste alcun motivo di carattere sanitario che debba indurre i consumatori a preferire l'acqua in bottiglia anzichè quella proveniente dai nostri rubinetti. Prima di essere fatta scorrere nelle condutture dei cittadini, questa viene infatti rigorosamente controllata e sottoposta ad attenti processi di disinfezione.
“Le correnti pratiche di depurazione – spiegano gli esperti – sono efficaci nell’abbattimento del virus, dati i tempi di ritenzione e i fenomeni di diluizione che caratterizzano i trattamenti, uniti a condizioni ambientali che pregiudicano la vitalità dei virus (temperatura, luce solare, livelli di pH elevati).”

Quell'infondata paura dell'Acqua del rubinetto
In questo periodo di pandemia è anzi proprio l'acqua del rubinetto a rivestire un ruolo di primaria importanza. Ci viene costantemente ricordato di lavarci spesso e nel modo corretto le mani per scongiurare la diffusione del virus. Un comportamento che andrebbe seguito ogni giorno e non solo durante un periodo buio della storia dell'Umanità. 


Le soluzioni alcoliche che sono e vengono tuttora utilizzate per disinfettare le nostre mani sono le più svariate al mondo. Come in Italia è avvenuta la corsa all'Amuchina, in Turchia gli abitanti si sono lanciati all'acquisto della famosa Kolonya

   
  Kolonya, acqua di colonia turca come disinfettante
Molti la ricorderanno come l'acqua profumata, simbolo dell'ospitalità turca. Ma se prima veniva spruzzata sulle mani degli ospiti oppure veniva utilizzata dopo un festoso pranzo al ristorante con amici, oggi viene utilizzata per combattere il Covid-19. La Kolonya non va confusa con una qualsiasi acqua dall'aroma dolce. 


Si tratta propriamente di una soluzione di oli essenziali in etanolo, la cui concentrazione è di molto superiore rispetto a quella delle essenze profumate. Un profumo tradizionale che è dunque diventato un eccellente sostituto dei comuni disinfettanti in commercio. 


Vignetta riassuntiva sull'utilizzo dell'Acqua di Colonia in Turchia


Sitografia:

lunedì 13 aprile 2020

Chopin: il senso della vita in una goccia



Ascoltare più volte il Preludio Op.28 No. 15 di Fryderyk Chopin per accorgersi che il vero tema della composizione non risiede nella bellezza della melodia in primo piano. La verità risiede in una singola nota che comincia a farsi sentire leggerissima nella prima sezione del preludio per poi divenire incalzante e quasi ossessiva nella seconda. 

Quella nota è il simbolo della vita

L'uomo si lascia trasportare dai piaceri della vita, da ciò che appare in primo piano, da ciò che è visibile. Tuttavia il facile, il comodo e il conveniente sono solamente beni effimeri. Questi passano, la nota resta. E' la nota, la goccia che segna la vita dell'uomo da quando è bambino sino a quando sarà anziano. 

Mentre ciò che è istintivo ha un fine, la nota continua a risuonare. E' la nota che muove il nostro istinto, che sbriciola la nostra passività. E' la goccia che sbriciola i sassi che ritrova nel torrente

Sitografia:


La Musica è Poesia



"Ti avevo nelle mie mani
Ti ho perso non so perché
Come l'acqua fuggi via
Come l'acqua scivoli via
Come una pioggia caduta su me

E tu poi diventi un'onda
Che giganteggia di già
Il pensiero un po' crudele
I ricordi come candele accende un grande fuoco e poi fa

Come puoi
Come fai
Ad inseguire l'ombra tua
Stai perdendo l'anima
Mentre e corri vai
Come l'acqua
Scivoli
Senza quasi traccia ormai
Trasparente e tremula"


domenica 12 aprile 2020

La poesia delle forme di Małgorzata Chodakowska

Scultura è sinonimo di staticità? Forse lo è nel nostro immaginario collettivo, ma non in quello di  Małgorzata Chodakowska, scultrice polacca in grado di superare questo limite visivo. Secondo l'artista l'acqua non è un elemento distaccato dalla bellezza della scultura. Essa costituisce un perfetto connubio con l'arte dello scolpire.
Donna con Foglia, fontana in bronzo

Come si può facilmente dedurre osservando alcune delle sue opere, le "Stammfrau" rappresentano il tema più ricorrente. Donne tribali le cui pose sono perfettamente completate da sottili o massicci getti d'acqua, a seconda dell'esigenza. Dagli anni Novanta la scultrice ha cominciato a lavorare il bronzo, in netto contrasto con il legno da lei impiegato negli anni precedenti. La maggiore resistenza della lega tra rame e stagno le ha consentito di esporre i suoi lavori all'aperto per periodi piuttosto prolungati.
Prima ballerina, fontana in bronzo

Ricercando maggiori informazioni sul suo sito personale, possiamo ammirare tutta la serie di fontane che immortalano soggetti in pose quasi ascetiche. Delle fontane angeliche a cui si sommano le sue restanti sculture. Insomma, un'artista tutta da scoprire!


Primavera III, fontana in bronzo

Sitografia: 

sabato 11 aprile 2020

L'Architettura Organica: armonia tra Uomo e Natura



L'Architettura Organica è una branca dell'architettura moderna che mira a creare uno stretto rapporto tra Uomo e Natura, un perfetto equilibrio tra edificio costruito e ambiente naturale. Un'architettura pensata come una 'cosa unica', al fine di evitare l'isolamento dell'edificio dall'ambiente e promuovere un'armoniosa integrazione tra elementi artificiali ed elementi naturali. 

Padre dell'Architettura Organica fu Frank Lloyd Wright, progettista della Casa sulla cascata o meglio conosciuta come Fallingwater o Casa Kaufmann. La costruzione sorge sul Bear Run, ruscello nelle vicinanze dei monti Allegani in Pennsylvania. La quasi totale asimmetricità dei corpi e lo slittamento dei volumi verso l'esterno contribuiscono alla perfetta fusione con il mondo naturale. 

Di seguito è riportata una delle frasi più significative contenute nel suo "Testamento": 
«Io dichiaro che è giunta per l'architettura l'ora di riconoscere la sua natura, di comprendere che essa deriva dalla vita e ha per scopo la vita come oggi la viviamo, di essere quindi una cosa intensamente umana»
Frank Lloyd Wright, Casa Kaufmann, Pennsylvania, 1936 - 1939

Veduta dell'interno. Pavimenti di pietra locale


ArchiDiAP, Sezione Fallingwater, Marco Giampaoletti

ArchiDiAP, Pianta primo piano Fallingwater, Marco Giampaoletti

Sitografia:

STEP #09: L'acqua nelle arti figurative

Fin dalle origini dell'arte, l'Acqua ha rivestito, più di qualsiasi altro elemento, un ruolo fondamentale nell'ispirare pittori di ogni epoca e di ogni corrente espressiva. Dalle pitture rupestri in cui spesso venivano raffigurati organismi acquatici alla pittura rinascimentale, dalla corrente impressionista sino all'arte moderna e contemporanea. Più di 40 secoli di storia in cui l'Acqua è stata protagonista indiscussa del mondo artistico. 

Particolarmente suggestivo è "Il Battesimo di Cristo" di Piero della Francesca, figura emblematica del Rinascimento. Cristo è raffigurato immobile nell'atto di ricevere il battesimo, mentre compare nel cielo una colomba, simbolo dello Spirito Santo. Mentre il Battista è intento a battezzare Gesù, tre angeli assistono alla scena divina. L'acqua diviene simbolo della purezza di Cristo

Piero della Francesca, Battesimo di Cristo, 1445 ca., National Gallery, London

L'acqua trova poi la sua massima espressione dell'Impressionismo, la corrente artistica francese che mirava a rappresentare sulla tela le sensazioni che il paessaggio trasmetteva al pittore.  Al di là della sua  connotazione religiosa rinascimentale, l'acqua diviene quindi l'elemento capace di creare un suggestivo gioco di luci, un intreccio di pennellate in cui i colori si confondono. Sono riportate di seguito le parole di Claude Monet, uno dei padri dell'Impressionismo francese. L'acqua è un qualcosa in continuo mutamento, ciò che con i suoi riflessi si confonde con il cielo.
"Cogliere l’attimo fuggente, o almeno la sensazione che lascia, è già sufficientemente difficile quando il gioco di luce e colore si concentra su un punto fisso, ma l’acqua, essendo un soggetto così mobile e in continuo mutamento, è un vero problema… un uomo può dedicare l’intera vita a un’opera simile"
Manifesto impressionista è "Impression, soleil levant" di Claude Monet

Claude Monet, Impression, soleil levant, 1872, Musée Marmottan Monet, Parigi


Per concludere questa panoramica generale sull'acqua nelle arti figurative, è nostro dovere citare "Il naufragio. Barche da pesca che tentano di salvare l'equipaggio" di William Turner. L'acqua diviene qui l'elemento di devastazione umana, l'elemento dirompente che con tutta la sua potenza urta l'imbarcazione. Il mare turbolento e la forza dell'acqua in grado di spezzare vite umane richiamano l'atmosfera sublime dell' Ottocento. 

William Turner, Il naufragio. Barche da pesca che tentano di salvare l'equipaggio, 1805, Tate Britain, London

Sitografia:



venerdì 10 aprile 2020

STEP #08: Il mistero dei poliedri regolari nel "Timeo" di Platone


"Ne segue, dunque, logicamente e verisimilmente, che la figura solida della piramide sia elemento e semenza del fuoco (tetraedro), mentre la seconda, in ordine di generazione, diciamo che sia l'elemento dell'aria (ottaedro), terza quello dell'acqua (icosaedro). Certo, tutte queste figure bisogna concepirle tanto piccole che nessuna delle singole parti di ciascuna specie, appunto per la sua piccolezza, possa essere veduta da noi, mentre, agglomerandosene molte insieme, si vedono le loro masse. Quanto poi ai rapporti matematici relativi ai loro numeri, ai loro movimenti e a tutte le altre loro proprietà, Dio dopo avere ovunque compiuto queste cose esattamente, nella misura in cu la natura della necessità si lasciava spontaneamente persuadere, le unì tutte in proporzione e armonia."                                                                                                              

Manoscritto medioevale con la traduzione del Timeo in latino ad opera di Calcidio (IV secolo d.C.)

All'interno del "Timeo", dialogo della tarda maturità, Platone discute la genesi del cosmo, della sua sostanza amorfa, caotica e priva di determinazione. Evidentemente influenzato dai pitagorici e da Empedocle di Agrigento, il filosofo afferma che tutta la realtà si è originata da 4 elementi fondamentali. Ogni elemento è costituito da triangoli, le parti minime e non ulteriormente divisibili.

L'Acqua viene identificata con l'icosaedro, il poliedro regolare costituito da 20 facce e 12 vertici. Ma perchè scegliere l'icosaedro per rappresentare l'elemento alla base della nostra vita? Se la Terra è l'elemento soggetto al minor movimento e dunque viene lei assegnata una forma cubica, l'acqua è il secondo elemento meno mobile. Il Fuoco e l'Aria sono certamente soggetti a maggiori fluttuazioni. 
L'icosaedro, solido stabile, regolare, viene così attribuito all'Acqua.

Rappresentando un icosaedro e osservandolo da diverse prospettive, è infatti possibile notare come questo assuma forme differenti. Modificando angolazione, sembra quasi di aver disegnato più solidi differenti. L'acqua è come un icosaedro. Cambia forma a seconda di come la contempliamo. Da una parte il corso di un fiume inoffensivo, dall'altra violente catastrofi naturali.

 

Approfondimento: 

Nella sezione Mitologia è possibile appronfondire tale argomento, osservando come il termine "sotto inchiesta" faccia la sua comparsa ne "La Repubblica" di Platone.

Sitografia:

L'icosaedro platonico




domenica 5 aprile 2020

STEP #07: Giuseppe Ungaretti - Una biografia in poesia



"I fiumi", celebre poesia contenuta nella raccolta "L'Allegria" del 1931, viene definita la "carta di identità" di Giuseppe Ungaretti. Di immenso impatto è la prima strofa, nella quale il poeta alessandrino descrive un paesaggio deserto, arido, mutilato dalla guerra. Un circo privo di spettatori. 

Giuseppe Ungaretti, assimilatosi ad un unico superstite nel Primo Conflitto Mondiale, si distende nelle acque dell'Isonzo e si lascia levigare come un sasso dalle acque del fiume. In questa identificazione panica con la Natura, l'Acqua assume un ruolo di purificatrice. Il corpo depurato del poeta in contrasto con i vestiti "sudici di guerra", l'elemento puro per eccellenza in contrasto con il sangue versato in periodo di guerra. 
"Stamani mi sono disteso / In un'urna d'acqua / E come una reliquia / Ho riposato"
Scritto originale de "I fiumi", 16 Agosto 1916

Ulisse e il suo mare di conoscenza

"Ulisse" di Mario Camerini, 1954

Ci siamo mai domandati la motivazione per cui il viaggio di Ulisse avvenga per mare? L'Odissea potrebbe essere definita come l'epopea della vittoria dell'eroe acheo per eccellenza contro i pericoli delle onde? E quale ruolo riveste l'acqua all'interno del poema omerico? 

Non è di certo un caso che il personaggio di Odisseo ci venga presentato seduto in riva al mare, consumato dal desiderio di fare ritorno nella sua terra natìa. Nasce qui la contrapposizione tra l'animo tormentato dell'eroe e la natura inconsumabile delle onde, nelli quali Ulisse ricerca la via del ritorno. 
"Ma di giorno, seduto sugli scogli e sulle rive, / con lacrime e gemiti e dolori lacerandosi il cuore, / guardava spesso il mare inconsunto, e lacrime versava."                           BUR, Odissea, V Canto, 156 - 158, pp.359 

   
Ulisse e i Ciclopi

Altrettanto interessante diviene analizzare il rapporto tra Ulisse e il dio del mare Poseidone. L'eroe greco, in seguito all'accecamento del ciclope Polifemo, è tormentato da Poseidone che scaraventa contro di lui un mare di avversità. Avversità che prolungeranno il ritorno di Ulisse nella città di Itaca. 




Un viaggio infinito, segnato da innumerevoli peripezie, che avviene interamente per mare, un elemento impervio e tempestoso per i naviganti, ma allo stesso tempo fonte di nostalgia e riflessione. 

Ma la figura di Ulisse non compare solo nel poema omerico. 

Copertina a cura di Adolfo de Carolis



Non bisogna assolutamente dimenticare il contributo dato da Gabriele d'Annunzio in "Maia", poema autobiografico e primo libro delle "Laudi del cielo e del mare, della terra e degli eroi". Il poeta Vate fa apparire Ulisse come un superuomo, come colui che si erge dalla massa e si innalza al pari del divino. E' il modello da seguire per tutti coloro che desiderano vivere al di sopra della mediocrità, per tutti coloro che intendono essere artefici del proprio destino. Ulisse è colui che sfida il mare in tempesta. L'acqua è dunque vista come un nemico contro cui combattere. 







Umberto Saba (Trieste, 1883 - Gorizia, 1957)

Si aggiunge poi la poesia "Ulisse" di Umberto Saba, il poema conclusivo della sezione "Meditaranee" del "Canzoniere". Emerge qui la figura dell'eroe acheo dallo spirito indomabile, l'uomo che non potrà mai trovare un porto sicuro in cui riposare, spinto dalla sua curiosità. 




Edizione originale "Ulysses" del 1922



Ricordiamo infine l' "Ulysses" di James Joyce, uno dei romanzi più rilevanti della letteratura del XX secolo. Attraverso il monologo interiore e lo "stream of consciousness", viene narrata la storia di una giornata, il 16 Giugno 1904.






Sitografia: