domenica 29 marzo 2020

ll fiume dell'oblio tra Mitologia e Letteratura


Platone (Atene, 428/427 a.C. - Atene, 348/347 a.C.)

Nel X libro de "La Repubblica" viene narrato "Il Mito di Er", uno dei miti più suggestivi e affascinanti dell'intera produzione platonica. Un mito in cui si indaga sul destino ultimo dell'umanità e del singolo individuo, dunque un mito escatologico.

Protagonista è Er, figlio di Armenio, un giovane e valoroso guerriero della Panfilia, disceso nell'oltretomba per conoscere i misteri della reincarnazione delle anime.
"Quando al decimo giorno, si portarono via dal campo i cadaveri decomposti, fu raccolto intatto e ricondotto a casa per essere sepolto. Al dodicesimo giorno, quando già si trovava disteso sulla pira, ritornò in vita e raccontò quella che aveva visto laggiù"  
     La Repubblica, X, 614b (pag. 130) 
  

Ananke e le tre Moire: Cloto, Lachesi e Atropo
La sua anima si era unita a molte altre e insieme ad esse si era diretta verso il fondo di una valle. La moltidudine di anime si presentava quindi al cospetto dei giudici della vita che, sulla base delle azioni compiute in passato, avrebbero deciso il destino di ognuna. 

I giudici affiggevano sul petto di ogni singola anima giusta e sulle spalle di ogni singola anima malvagia la sentenza. 


In seguito ad un periodo di castigo, le anime giungevano al cospetto della dea del destino e della necessità inalterabileAnanke e alle sue tre figlie, le tre Moire.


 
Le tre Moire: le tessitrici della vita
Qui Lachesi presentava alle anime una serie di sorti e di modelli di vita: ognuno sarebbe stato artefice del proprio destino e coloro che avrebbero scelto per ultime avrebbero avuto lo stesso numero di possibilità delle prime. Si presentavano poi da Cloto per confermare la loro scelta e successivamente da Atropo che rendeva il loro destino immutabile.


Le anime si incamminavano infine attraverso la deserta pianura del LETE. Qui si sarebbero abbeverate dell'acqua dell'oblio e avrebbero dimenticato ciò che avevano vissuto nel Regno dei Morti. Er non bevve l'acqua del Lete e, risvegliatosi sulla pira funebre, ebbe l'opportunità di raccontare ai vivi la sua esperienza passata. Er aveva conservato la sua memoria.



Il mito di Er nella Letteratura


Come molti avranno notato la produzione platonica influenzò in maniera evidente la Letteratura Trecentesca. Si pensi a Dante Alighieri, il padre della Letteratura Italiana, che ne "La Divina Commedia", si descrive due fiumi: il Lete e l'Eunoè.

Dante immerso nelle acque del Lete

Matelda fa immergere il poeta nelle acque del Lete per fare in modo che egli dimentichi il Male compiuto sulla Terra e sia dunque pronto a rivedere le stelle. Solo dopo si disseterà con le acque dell'Eunoè che consentiranno lui di ricordare tutto il Bene fatto nella vita terrena.

"La bella donna ne le braccia aprissi; / abbracciommi la testa e mi sommerse / ove convenne ch'io l'acqua inghiottissi." 
La Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXXI, (100 - 102) 

Bibliografia:  

  • Loescher Editore Torino, Dante Alighieri, La Commedia, Testo integrale, a cura di Robert Hollander e Simone Marchesi.

Sitografia:



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