mercoledì 29 aprile 2020

Una riflessione sullo statuto della Tecnica

Negli ultimi trent'anni il mondo ha subito un cambiamento radicale e sconvolgente. Dal 1989, anno in cui un giovane di nome di Tim-Berners Lee portò alla nascita del World Wide Web, il mondo è stato soggetto ad una crescita esponenziale. Un progresso incontrollato in cui la tecnologia è entrata a far parte delle nostre vite, senza che molti di noi se ne rendessero conto. Ma la riflessione di oggi non mira ad essere un breve excursus sulla storia della Tecnologia, quanto una disquisizione sullo statuto della Tecnica nel mondo contemporaneo. 

Rapporto uomo - macchina: un rapporto di parità


Oggi siamo forse giunti ad un punto di non ritorno, in cui la tecnica da "mezzo" che era è divenuta "fine". Se un tempo gli uomini si interrogavano su cosa si potesse fare con la tecnica, oggi la domanda che ci possiamo porre è: "Che cosa la tecnica può fare di noi?". Un interrogativo che incute timore in quanto fa presagire un inevitabile dominio della tecnica sull'essere umano. Molti riflettono giustamente sul processo di continua robotizzazione e digitalizzazione che potrebbe comportare una concezione differente di lavoro e che dunque potrebbe sostituire gli umani all'interno dei loro uffici. Da una parte dunque si hanno coloro che vedono nella tecnica un elemento che potrà soppiantare l'uomo, dall'altre parte invece coloro che considerano attuale un perfetto connubio tra uomo e tecnica. Ciò a cui bisogna prestare attenzione può essere riassunto una breve affermazione: noi umani non dobbiamo divenire strumenti e meccanismi a disposizione della Tecnica, ma dobbiamo instaurare con essa un rapporto di perfetta parità. Non dobbiamo in alcun modo divenire schiavi della Tecnica.


    
Umberto Galimberti (Monza, 2 Maggio 1942)
Di interesse rilevante diviene in tale ambito "Psiche e techne, L'uomo nell'età della tecnica",  opera di Umberto Galimberti. Il filosofo e sociologo lombardo pone l'accento in maniera piuttosto netta su quello che il rapporto tra uomo e tecnica. Già secondo la tradizione greca (si pensi al mito di Prometeo ed Epimeteo), l'uomo, privo di istinti, è stato dotato di perizia tecnica per adattarsi al mondo. Ma se prima la tecnica era modesta e l'uomo aveva la possibilità di ritenerla al suo servizio, oggi la tecnica è divenuta l'ambiente in cui viviamo. Siamo noi uomini ad essere soli e semplici funzionari dell'apparato tecnico. Svolgiamo algoritmi in maniera razionale, eliminando completamente la nostra natura passionale. Si è ormai giunti ad una disumanizzazione, in cui la tecnica è divenuta il fine ultimo da raggiungere, il fine della nostra esistenza.


La tecnica è passata dall'essere mezzo di produzione all'essere il fine del processo produttivo. Un discorso che può sembrare estremo, ma che mette in luce la verità, la condizione in cui viviamo. Se ci rassegniamo alla tecnica, finiremo per essere tiraneggiati da essa più di quanto lo siamo ora.

Nessun commento:

Posta un commento